Dai dati sull’economia cinese del 1° semestre, emerge come la crescita del PIL reale del Paese sia stata in media del 5% a/a nei primi 6 mesi dell’anno, in linea con l’obiettivo ufficiale a “circa il 5%” per il 2024. Goldman Sachs mette in luce però che si sta verificando un rallentamento del ritmo di crescita, preoccupante per il mercato e i policymaker. Viste le ultime misurazioni, la crescita del Prodotto Interno Lordo per l’intero anno è ora vista al 4,9%.
Ad aver deluso sono anche le rilevazioni sui consumatori cinesi, con i consumi delle famiglie pro-capite saliti del 5% a/a nel 2° trimestre. Si tratta di una velocità nettamente inferiore rispetto all’8,3% del 1° trimestre e dell’8,6% del 2019. Considerando l’IPC medio dello 0,3% annuo, i consumi reali del 2° trimestre sono cresciuti del 4,7%. Contestualmente, la crescita dei salari urbani è rallentata dal 5,6% dei primi 3 mesi dell’anno al 2,7%, in parte a causa da effetti base negativi.
Gli indicatori di più ampio respiro hanno evidenziato una diminuzione, come quella dei prestiti a breve e medio-lungo termine dei prestiti alle famiglie. Ciò suggerisce una flessione della leva finanziaria. A ciò si aggiunge il calo della fiducia dei consumatori della NBS. Entrambi i fattori ostacolano l’aumento dei consumi nel 2° semestre. In questo quadro, GS ha tagliato le stime di crescita dei consumi reali delle famiglie per il 2024 dal 6% al 5,5% e dal 5,4% al 5,2% per il 2025.
Per quello che riguarda il settore immobiliare, l’impatto sull’economia reale potrebbe richiedere ancora qualche anno per essere assorbito. I prezzi degli immobili scendono senza dare segnali di stabilizzazione e gli esperti hanno quindi deciso di rivedere la stima del contributo del mercato immobiliare al PIL del 2024 da -1,2 a -1,5 punti percentuali.
Fonte: ricerca Goldman Sachs
Le esportazioni rimangono forti, con il surplus commerciale del Paese che a giugno ha raggiunto un nuovo massimo storico a 99 miliardi di dollari. Le stime di Goldman Sachs evidenziano che l’export ha contato per 2,3 punti percentuali alla crescita del PIL reale del 2° trimestre.
Tuttavia la possibile vittoria di Trump alle elezioni USA costituisce un fattore di preoccupazione, in quanto ha già promesso un dazio del 60% sulle esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti. Se ciò avvenisse, è stimato un freno cumulativo al PIL reale della Cina di 2 punti percentuali. Questo però appare andare contro il desiderio di Trump di avere un dollaro più debole. Inoltre, risulta improbabile un accordo che consenta allo stesso tempo di avere sia le tariffe sperate che una valuta debole.
Fonte: ricerca Goldman Sachs
Se si dovesse verificare un aumento significativo dei dazi e un’escalation delle tensioni commerciali, Pechino potrebbe decidere di aprire ad un maggiore deprezzamento dello yuan, oltre ad allentare la politica monetaria in modo significativo. Nel breve termine l’export cinese potrebbe beneficiare del frontloading degli esportatori in vista dell’insediamento previsto a gennaio. Viene quindi rivista al rialzo la stima del contributo delle esportazioni nette sul PIL reale del 2024, da 0,4 a 0,7 punti percentuali.
Dopo l’atteso “Terzo Plenum”, dove è stata mostrata preoccupazione per la domanda interna, è atteso un maggior allentamento delle politiche fiscali e immobiliare nel breve periodo, in modo tale da garantire una crescita di circa il 5% nel 2° semestre. Nel medio-lungo periodo, dovrebbe invece essere favorita una crescita di alta qualità.
Fonte: ricerca Goldman Sachs