Le quotazioni del bitcoin si stanno avvicinando alla fatidica soglia psicologica dei 100.000 dollari, spinte dai risultati delle elezioni presidenziali statunitensi, che hanno visto la vittoria di quello che è considerato come il candidato più “pro-crypto”, Donald Trump.
Fonte: ricerca BCA Research
La domanda che ci si potrebbe fare ora è: quali saranno i prossimi obiettivi? Secondo una recente ricerca di BCA Research, nel breve periodo i corsi potrebbero dare vita ad una correzione simile a quella di aprile 2024. Tuttavia, il target dei prossimi anni è l’area dei 200.000 dollari.
Per comprenderne il motivo, gli esperti ritengono che si debba partire dalla comprensione del valore dell’oro. Questo infatti non dipende tanto dalla sua scarsità rispetto ad altri metalli come l’argento. In effetti, considerando che il metallo giallo è circa 8 volte più scarso rispetto a quello grigio, i 30 dollari l’oncia dell’argento moltiplicati per 8 danno 240 dollari l’oncia: solo il 10% rispetto ai prezzi attuali.
Fonte: ricerca BCA Research
In realtà fino a quando il mondo è passato ad un sistema monetario fiat nel 1931 e nel 1971 la relazione era questa. Si è poi inserito un fattore definito da BCA come “non confiscabilità”. Ciò significa che lo Stato non può confiscare l’oro attraverso l’inflazione monetaria, grazie all’offerta limitata. Da questo punto di vista, il prezioso è immune al pericolo di fallimento del sistema bancario.
Per BCA, anche le Banche centrali detengono l’oro per la sua non confiscabilità, in quanto le valute fiat straniere possono essere confiscate tramite la svalutazione. Dei 19.000 miliardi di dollari dell’oro in superficie, circa 17.000 miliardi provengono da chi lo apprezza per questa proprietà.
Anche il bitcoin presenta questa caratteristica, ed è difficile che lo Stato in sede di esproprio totale lo confischi. Con 1.500 miliardi di dollari, la principale valuta virtuale rappresenta meno del 10% degli asset non confiscabili: quando la quota di mercato aumenta e l’offerta raggiunge il suo limite massimo, il prezzo ha un deciso rialzo.
Il valore di oro e bitcoin deriva dal network effect, in cui è presente un ciclo di valore auto-rinforzato in cui ogni nuovo utente rende la rete più preziosa per tutti. L’effetto per questi due asset arriva proprio dalla convinzione di avere in mano beni non confiscabili in situazioni di alta inflazione, di espropri statali o da fallimenti del sistema bancario.
Secondo i calcoli di BCA Research, se la ricchezza globale aumentasse del 20% nei prossimi 2 o 3 anni, la quota di beni non confiscabili rimanesse stabile e il bitcoin ottenesse un altro 10% di quota di asset non confiscabili erodendo quella dell’oro dal 90% all’80%, i prezzi di quest’ultimo aumenterebbero di circa il 7%, mentre quelli della valuta virtuale del 140%, arrivando a oltre 200mila dollari.
Fonte: ricerca BCA Research
Dopo il rally, è l’ora di un altro “crypto winter”? Potrebbe non essere così. Questi fenomeni ribassisti sono avvenuti quanto la complexity del rally è crollata a 1,2. Al momento siamo distanti da questa zona, quindi la tendenza strutturale rialzista rimane intatta.
Fonte: ricerca BCA Research