Cina a rischio di crisi finanziaria

La Cina è sull’orlo di una crisi finanziaria? Un approfondimento è stato svolto dal Wall Street Journal, che nota come nel Paese ci sia una bolla immobiliare che si sta sgonfiando, dalle difficoltà dei Governi locali nel ripagare i debiti (https://t.me/freefinancepro/1325) e un sistema bancario esposto a entrambi i problemi. Tuttavia, nel Paese il debito tende ad essere detenuto a livello domestico, mentre il Governo è dietro a gran parte del sistema finanziario. Il pericolo resta dietro l’angolo, in quanto l’entità di queste problematiche ha portato la Cina “in un territorio inesplorato”. Il FMI ha peggiorato le prospettive del Paese nel medio termine, con una crescita media a 4 anni attesa al 4% dal precedente 4,6%. Inoltre, sempre il Fondo Monetario Internazionale vede il deficit al 7,1% del PIL nel 2023 e al 7,8% nel 2028, un valore simile a quello USA. A livello locale la situazione peggiora notevolmente: le amministrazioni hanno debiti pari al 45% del PIL.

Se incluse nel debito pubblico cinese, il totale arriverebbe al 149% nel 2027 (per l’Italia è al 141%). Questo mette sotto i riflettori le banche del Paese, detentrici dell’80% del debito. L’FMI ritiene che il costo della metà di ristrutturazione del debito provocherebbe oneri per 465 miliardi di dollari e taglierebbe dell’1,7% il ratio tra capitale assorbito dalle perdite e attività. Le simulazioni di stress test dell’FMI prendono in considerazione una crescita dell’1% per tre anni e una flessione del valore degli immobili. Le banche cinesi vedrebbero i coefficienti patrimoniali scendere dall’11% del 2022 al 7,1% del 2025. Se le perdite sui prestiti aumentano, le banche tendono a concedere meno denaro: i governi locali, non potendo chiedere finanziamenti, riducono investimenti e spesa pubblica, facendo contrarre ulteriormente la crescita e il valore degli immobili. Per Logan Wright di Rhodium Group, una crisi finanziaria in Cina arriverebbe nel momento in cui gli investitori scoprissero che Pechino non sostenesse più implicitamente gli asset.

Ciò provocherebbe un riprezzamento dei rischi da parte dei mercati.

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