Fed: altri 2 tagli nel 2025 sono veramente sicuri?
03 ottobre 2025
A settembre la Fed ha tagliato per la prima volta nell’anno i tassi, portandoli al 4%-4,25%. La mossa è stata ampiamente anticipata nelle settimane precedenti. Tuttavia, quello che avverrà nei prossimi mesi non è chiaro. Le probabilità calcolate da Bloomberg vedono una riduzione pienamente prezzata e una seconda probabile all’86,8%.
Tuttavia, ci sono diversi elementi che fanno dubitare di così tanta sicurezza.

Il modello di Bloomberg che calcola l’orientamento dei componenti del board della Fed nei loro discorsi mostra un quadro diverso, con valori in salita e sopra lo 0. Ciò indica un atteggiamento più da falco.
L’inflazione resta sopra il target, con gli effetti dei dazi che non sono ancora chiari. Il mercato del lavoro invece è in raffreddamento, situazione peggiorata dalla stretta sull’immigrazione da parte della Casa Bianca che sta creando shock sull’offerta. Questo ha attenuato l’impatto del calo delle assunzioni, mantenendo la disoccupazione stabile.
Nel suo discorso, anche Powell ha evidenziato un cambiamento nell’equilibrio dei rischi.
Le divisioni all’interno del board

Il tema dei tagli è ampiamente dibattuto all’interno del board: i falchi mettono in evidenza le proiezioni economiche, che mostrano un possibile calo della disoccupazione e un’inflazione più alta nel 2026. Questo mette in dubbio la necessità di altre riduzioni per il momento.
Le colombe invece sottolineano che le aspettative di inflazione a lungo termine restano ancorate, mentre le attese di aumento della disoccupazione richiedono tagli dei tassi.
Da un lato, è vero che i dazi spingeranno verso l’alto i prezzi, ma si dovrà vedere se questo sarà temporaneo o permanente. Nel primo caso, una politica monetaria restrittiva non è la scelta migliore.
Dall’altro lato, un allentamento eccessivo rischia di acuire le pressioni inflazionistiche. Ciò radicherebbe la stagflazione, richiedendo aumenti del costo del denaro più decisi in futuro.
La situazione è complessa e la Federal Reserve dovrà gestire i rischi, che al momento sono più orientati al mercato del lavoro.
Il problema dell’indipendenza
A tutto questo si unisce anche la questione indipendenza. Stephen Miran ha dissentito nell’ultima riunione di politica monetaria, votando a favore di un taglio da 50 punti base, prevedendo anche riduzioni per 150 punti base nel 2025.
Bowman e Waller invece, altri due componenti scelti da Trump, hanno sostenuto un taglio più contenuto. È improbabile che questa unità finisca per durare.
Non vanno dimenticate nemmeno le polemiche che hanno coinvolto Lisa Cook, che il Presidente USA ha cercato di rimuovere invocando accuse di frode nei mutui.
Il rischio per il futuro è che la credibilità della Fed inizi ad incrinarsi.
Fonte: Bloomberg
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