Il 2023 è stato un anno poco florido per l’M&A e le operazioni correlate, che secondo i dati Bloomberg hanno
raggiunto i 2.700 miliardi di dollari. Il valore è il più basso dal 2013, ossia l’ultimo anno in cui questo tipo di deal non ha raggiunto la soglia dei 3.000 miliardi di dollari. Per Jay Hofmann di JP Morgan, le
condizioni attuali sono paragonabili a quelle della bolla delle dot-com del 2001, mentre rimangono le sfide per il settore in un contesto di tassi elevati e di tensioni geopolitiche.
Uno dei principali freni all’attività deriva dalla mancanza di attività da parte delle società di private equity, con le aziende di buyout che hanno speso il 36% in meno su base annuale per le acquisizioni per via delle difficoltà nel garantire il finanziamento del debito e per i disaccordi sui prezzi con i venditori. Majid Ishaq di Rothschild & Co ritiene che l’attività riprenderà quando ci sarà un maggiore allineamento tra chi compra e chi vende, fattore che potrebbe richiedere altri 6 mesi. A differenza del periodo Covid, gli acquirenti non hanno la Fear of Missing Out e sono disposti ad aspettare una stabilizzazione ulteriore del mercato, per cui molto dipenderà dalle Banche centrali e dall’andamento delle elezioni. Su quest’ultimo tema bisogna infatti ricordare che nel corso del 2024 si terranno circa 40 votazioni nazionali, tra cui quelle USA. Larry Grafstein di RBC Capital è comunque ottimista e nota che gli anni delle elezioni presidenziali statunitensi sono solitamente piuttosto buoni per il mercato.
Fonte: Bloomberg