12 ottobre 2023
Secondo il Wall Street Journal, le società cinesi che producono batterie stanno stringendo accordi con i partner free-trade degli USA come Corea del Sud e Marocco per aggirare le regole che tentano di escluderle dal mercato. Nel 2023 queste aziende hanno creato 9 joint venture dal valore e hanno effettuato investimenti di oltre 4,5 miliardi di dollari in Corea del Sud, mentre in Marocco sono stati fatti almeno quattro annunci per la costruzione di impianti di produzione di batterie. Da considerare che più del 70% della riserva di fosfato mondiale (fondamentale per la costruzione dei “motori” dei veicoli elettrici). L’obiettivo sarebbe quello di rifornire le società statunitensi che beneficiano degli incentivi dell’Inflation Reduction Act, previsti per le imprese che si riforniscono da materiali all’interno del Paese o dai partner di libero scambio. Tramite questi benefit verrebbe infatti compensato circa un decimo del costo di un veicolo elettrico. Nei prossimi due anni, la nuova legge escluderà i contenuti delle batterie e i materiali critici dalle “entità estere di preoccupazione”, che dovrebbe ridurre la presenza della Cina nella catena di forniture statunitense dei veicoli elettrici. Questo escamotage non è privo di rischi, in quanto i regolatori USA non hanno definito quanto deve essere ampio il coinvolgimento cinese in tali entità. Vi è quindi il rischio che alla fine anche queste joint venture siano escluse dagli incentivi. Come abbiamo evidenziato in questo post, per il momento non è pensabile (almeno senza costi elevati) che gli Stati Uniti riescano a diventare indipendenti dalla Cina sul fronte dei veicoli elettrici, visto che Pechino controlla gran parte della catena di valore globale.
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