21 novembre 2023
Le quotazioni del petrolio Brent hanno una sorta di floor a 80 dollari? Dopo aver visto le attese di Goldman Sachs, che per il 2024 vede le quotazioni veleggiare tra 80 e 100 dollari al barile (https://t.me/freefinancepro/1830), vediamo quelle di Deutsche Bank. In una recente ricerca, gli analisti infatti sottolineano come ribassi sotto gli 80 dollari al barile siano esagerati e porterebbero la commodity al di sotto del suo fair value, visto in questo trimestre intorno agli 87 dollari. Gli esperti sottolineano che si è esaurita la narrativa ribassista che ha caratterizzato settembre e ottobre, caratterizzata da una produzione USA migliore delle attese, da una domanda più debole da parte della Cina, da un aumento delle scorte di carburante negli Stati Uniti e la flessione dei margini di raffinazione. DB nota che si sta assistendo ad una stabilizzazione dei margini di raffinazione, cresciuti da 7 a 11 dollari al barile.
Supponendo che persistano una parte dell’allentamento fondamentale da parte della produzione USA e la domanda apparente da parte della Cina, le previsioni sono per un deficit di 300mila barili al giorno nel 4° trimestre (inferiore rispetto alle stime precedenti di 1 milione di barili al giorno). Gli analisti vedono potenziali problemi di fornitura da parte di Iran, Iraq e Venezuela. Per il primo Paese, l’export potrebbe essere compromesso dall’eventuale inasprimento delle sanzioni USA in una strategia di deterrenza da un’escalation del conflitto in Medio Oriente. In Iraq invece, il Ministro del Petrolio ha evidenziato che ci potrebbe essere un possibile accordo con il Kurdistan e delle imprese petrolifere estere che consentirebbe la ripresa dell’export di petrolio dall’Iraq settentrionale. Arrivando al Venezuela, con un potenziale alleggerimento delle sanzioni da parte degli Stati Uniti le compagnie petrolifere globali potrebbero essere lente a investire nuovamente nel territorio. Ciò per via di una difficoltà di attirare professionisti qualificati del comparto che hanno lasciato il Paese da anni e per la possibile necessità di rinnovare le attuali infrastrutture petrolifere.
Un’altra minaccia per gli investimenti deriva da un potenziale ritorno delle sanzioni se non venissero rispettati gli impegni a indire elezioni libere ed eque. Guardando al 2024, DB vede un equilibrio meno costruttivo tra domanda e offerta, con un eccesso di 500mila barili al giorno da parte di quest’ultima nel caso di un atteggiamento dell’OPEC invariato. Nella seconda metà dell’anno il valore potrebbe passare a 1 milione di barili. Ciò evidenzia che i prezzi potrebbero assestarsi intorno agli 80 dollari. Deutsche Bank evidenzia che i Paesi non-OPEC riusciranno a soddisfare la crescita della domanda globale, portando il Cartello a non avere la possibilità di rinunciare alla politica di tagli attualmente in essere. In questo quadro ci potrebbe essere un taglio alla produzione di 1 milione di barili al giorno a partire da gennaio, il quale è ritenuto sufficiente a riportare i prezzi verso i 90 dollari. Un altro scenario giudicato improbabile, ma che presenta dati interessanti, è relativo al ritiro del taglio volontario dell’Arabia Saudita.
Se ciò avvenisse, un obiettivo sarebbe sui 70 dollari al barile intorno alla metà del 2024. Ciò eserciterebbe una pressione al ribasso sul settore del tight oil USA, il più reattivo dell’offerta e che contribuisce a mantenere un prezzo di equilibrio poco osservato a 75 dollari.
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