Inflazione USA: impatto di 0,9 punti percentuali con petrolio WTI a 100$ per il 4° trimestre

Inflazione USA: impatto di 0,9 punti percentuali con petrolio WTI a 100$ per il 4° trimestre

In un contesto in cui il prezzo del petrolio continua a salire (il WTI a +13,63% da inizio anno al momento della scrittura), quali potrebbero essere i suoi impatti per l’inflazione e, di conseguenza, delle politiche monetarie? La crescita del petrolio ha un duplice effetto: da un lato contribuisce all’aumento dell’inflazione, dall’altro rallenta l’economia. Per ora, gli analisti di TS Lombard ritengono che il recente incremento non metta in pericolo i precedenti 12 mesi di progressi sul fronte disinflazionistico. Ad aiutare a contestualizzare ulteriormente la situazione vi è un recente studio del Fondo Monetario Internazionale che analizza 100 shock inflazionistici dagli anni ’70 in 56 Paesi. I risultati mostrano che solo nel 60% dei casi l’inflazione è stata riportata in basso entro 5 anni e, in ogni caso, la risoluzione del problema ha richiesto in media 3 anni. Dal paper emerge anche che gran parte degli “episodi irrisolti” ha riguardato prezzi inizialmente in discesa, seguita da una stabilizzazione e una nuova accelerazione. Tornando al petrolio, i calcoli di Bloomberg Economics mostrano che se il prezzo rimanesse intorno ai 100 dollari per tutto il 4° trimestre, ci sarebbe un impatto massimo sull’inflazione USA di 0,9 punti percentuali e di 0,4 punti per Regno Unito ed Eurozona. Tra le varie asset class più colpite da una riaccelerazione dell’indice dei prezzi al consumo ci sarebbero le obbligazioni, per via di una prosecuzione delle politiche restrittive.

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