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News di politica monetaria: BCE
Olli Rehn, Presidente della Banca centrale finlandese, ha detto che la BCE è vicina a raggiungere la fine dei tassi restrittivi e che probabilmente concluderà il percorso di aumenti entro l’estate. Per Rehn l’inflazione ancora così elevata giustifica altri rialzi del costo del denaro, in modo tale da garantire che le aspettative sull'inflazione rimangano ancorate al 2%. L’esponente dell’Eurotower ha evidenziato anche che l’Eurozona potrebbe evitare la recessione, raggiungendo una crescita dell’1%. Infine, Rehn ha detto che se la spirale salari-prezzi dovesse andare fuori controllo, l’istituto potrebbe dover agire con più forza. Infine, il componente del board della Banca centrale ha affermato che non ci si dovrebbe affrettare nel discutere di tagli dei tassi.
Francois Villeroy de Galhau, Presidente della Bank of France, ha detto che il mercato sta reagendo in modo eccessivo per prezzare il picco dei tassi della BCE, con l’istituto che “non è in alcun modo obbligato” ad alzare il costo del denaro in ogni riunione fino a settembre. Villeroy ha detto che l’inflazione complessiva è vicina al picco, mentre quella sottostante no (anche se gli aumenti sono meno rapidi).
Il Presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, ha detto che nel secondo trimestre del 2023 la BCE dovrebbe procedere con significativi aumenti dei tassi di interesse, in quanto l’inflazione si sta abbassando lentamente. Le indicazioni sembrano far propendere per altri 50 punti base di rialzi dei tassi di interesse anche a maggio.
Christine Lagarde, Presidente della BCE, ha confermato l’intenzione di alzare i tassi di interesse di 50 punti base nel meeting di marzo, ribadendo l’intenzione del board di riportare l’inflazione al 2% e che comunque quello che succederà dipenderà dai dati. La Governatrice dell’Eurotower ha anche detto di non vedere una spirale inflazione-salari
News di politica monetaria: Fed
James Bullard, Presidente della Fed di St. Louis, ha detto che l’economia USA è più forte del previsto e la Federal Reserve dovrebbe continuare ad alzare i tassi, arrivando ad un livello superiore al 5% e intorno al 5,375%. Per Bullard, prima di cambiare orientamento di politica monetaria l’istituto dovrebbe raggiungere il picco dei tassi. Inoltre, l’esponente dell’istituto centrale americano ha anche detto di essere incoraggiato dalle prospettive di disinflazione.
Il Presidente della Fed di New York, John Williams, ha detto che la Fed deve rimanere impegnata nel raggiungimento del target di inflazione al 2%, con la politica monetaria che dovrà trovare un maggiore equilibrio tra domanda e offerta per ridurre il dato. Per Williams, la continua domanda di beni unita ai problemi sulla catena di approvvigionamento potrebbe impedire ai prezzi di scendere così rapidamente come si aspettavano alcuni.
Loretta Mester, Presidente della Fed di Cleveland, ha detto che la Federal Reserve dovrà continuare ad aumentare i tassi di interesse “un po’ sopra il 5% e rimanerci per un po’ di tempo” al fine di riportare l’inflazione verso l’obiettivo del 2%. Per la Mester inoltre, la crescita americana sarà bassa nel 2023, ma ritiene che l’istituto centrale americano possa riuscire ad abbassare i prezzi senza innescare una recessione.
Dai verbali dell’ultima riunione del FOMC è emerso come gran parte dei componenti del board abbia ritenuto opportuno rallentare l’entità degli aumenti dei tassi, in modo tale da bilanciare i rischi di fare troppo (o troppo poco) nella lotta all’inflazione, anche se altri aumenti saranno necessari. Diversi esponenti della Fed hanno tuttavia sottolineato come una politica non sufficientemente restrittiva possa “arrestare i progressi nelle pressioni inflazionistiche”. In ogni caso, l’incremento di 25 punti base è stato approvato all’unanimità, con alcuni funzionari che hanno messo in luce come “un ulteriore rallentamento del ritmo degli aumenti dei tassi consentirebbe di valutare meglio i progressi dell'economia”. Tuttavia, alcuni partecipanti alla riunione erano favorevoli ad aumenti di mezzo punto percentuale, in quanto una mossa di questo tipo avrebbe portato più rapidamente il costo del denaro a livelli tali da avvicinare l’area sufficientemente restrittiva. Inoltre, dalle discussioni è emerso come un altro ritocco dei tassi dello 0,25% sia probabile nel meeting di marzo (anche se visti gli ultimi dati macroeconomici sarà da vedere). Da segnalare anche che diversi esponenti dell’istituto centrale hanno detto che un continuo allentamento delle condizioni finanziarie potrebbe costringere la Fed ad alzare il costo del denaro a livelli più alti o di mantenerlo elevato per più tempo del previsto.
Altre news finanziarie ed economiche
Abdulaziz bin Salman, Ministro dell’Energia dell’Arabia Saudita, ha detto che l’OPEC è flessibile e può modificare le sue strategie di produzione di petrolio se le condizioni di mercato dovessero cambiare. Oltre a ciò, è stato ribadito che le politiche del Cartello sono determinate da studi tecnici su equilibri di mercato e non dalla politica.
La Bundesbank ha detto che la Germania potrebbe registrare una leggera contrazione economica nel 2023, in quanto famiglie e imprese hanno iniziato l’anno in maniera debole. Nel suo report mensile, la Banca centrale tedesca ha evidenziato che le esportazioni sono rallentate da una domanda globale più debole, l’inflazione pesa sui consumi e il comparto edilizio si sta raffreddando.
Stando alle indiscrezioni pubblicate sul Financial Times emerge come l’Europa starebbe valutando piani per utilizzare il budget EU per pre-finanziare l’acquisto di armi e munizioni. In sostanza, si tratterebbe di fornire ai produttori acconti per incentivare una maggiore produzione. L’obiettivo sarebbe quello di aumentare le forniture all’Ucraina. La proposta dovrebbe essere resa nota ai vari Paesi prima del 7 marzo, quando è previsto un incontro tra i Ministri della Difesa degli Stati del blocco.
A febbraio (preliminare), l’S&P Global PMI manifatturiero dell’Eurozona si è attestato a 48,5 punti, quello dei servizi a 53 punti e quello composito a 52,3 punti. I dati mostrano come l’attività delle imprese sia aumentata al ritmo più rapido degli ultimi nove mesi. Queste misurazioni potrebbero indicare come l’UE possa essere in grado di evitare una contrazione del PIL nel 1° trimestre.
L’S&P Global PMI USA di febbraio (preliminare) manifatturiero si è attestato a 47,8 punti, quello dei servizi a 50,5 punti e quello composito a 50,2 punti. Le attese erano per misurazioni a 47,2, 47,3 e 47,5 punti.
Nel suo discorso alle camere riunite del Parlamento, Vladimir Putin ha detto che la Russia sospenderà la partecipazione all’accordo New Start per la riduzione delle armi nucleari. Il trattato era stato firmato nel 2010 con gli Stati Uniti e Putin ha evidenziato che se gli Stati Uniti testeranno gli armamenti nucleari, allora Mosca farà altrettanto.
Fatih Birol, Direttore Esecutivo dell’International Energy Agency ha avvertito che l’Europa non ha ancora vinto la guerra energetica con la Russia, a dispetto del calo dei prezzi del gas naturale. I Governi dovrebbero pertanto continuare a conservare le scorte e aumentare le forniture. Birol ha avvertito che il prossimo inverno potrebbe rivelarsi più difficile se dovesse presentarsi un clima rigido. Il rischio per il capo dell’IEA è relativo alla possibilità che Mosca tagli il 20% delle forniture di gas (relativo ai livelli pre-conflitto) che continua a inviare all’Europa in un contesto in cui, con la riapertura dell’economia cinese, aumenta la concorrenza sul gas liquefatto consegnato via mare.
Secondo quanto riportato dal WSJ, gli USA stanno aumentando in modo sensibile il numero di truppe a Taiwan, oltre quattro volte il numero attuale in modo da rafforzare un programma di addestramento delle forze nell’isola in un contesto di crescente minaccia cinese. I funzionari americani hanno detto che tale mossa era pianificata da mesi, prima che le tensioni tra Stati Uniti e Cina peggiorassero ulteriormente.
A gennaio, l’inflazione dell’Eurozona (finale) si è attestata all’8,6%, in linea con le attese. Il dato core, depurato dalle componenti volatili, ha invece oltrepassato le stime segnando il 5,3% (previsioni al 5,2%), arrivando ad un nuovo record.
La seconda lettura del PIL statunitense del 4° trimestre 2022 ha visto una revisione al ribasso del dato, dal 2,9% al 2,7% a causa della diminuzione dei consumi. Bloomberg riporta come nel report pubblicato viene evidenziata un indebolimento dell’economia USA a fine anno.
Gli USA hanno annunciato una nuova serie di sanzioni alla Russia mirando al settore minerario e metallurgico del Paese. Gli Stati Uniti aumenteranno le tariffe su più di 100 metalli, minerali e prodotti chimici russi per un valore di 2,8 miliardi di dollari. Le misure sono atte ad aumentare significativamente il costo dell’importazioni in territorio USA dell’alluminio fuso o colato in Russia.
A gennaio il PCE, uno dei dati preferiti dalla Fed per calcolare l’inflazione, è cresciuto del 5,4% a/a e dello 0,6% m/m, superando le attese al 5% e allo 0,5%. La rilevazione core, al netto quindi delle componenti volatili, ha segnato un +0,6% m/m e del 4,7% a/a, oltre le previsioni allo 0,4% e al 4,4%. Si fa sempre più strada l’ipotesi che vede una persistenza dell’inflazione in USA.
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