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News di politica monetaria: BCE
- Pablo Hernandez de Cos, Presidente della Banca centrale spagnola, ha detto che l’inflazione core dell’Eurozona dovrebbe restare elevata per tutto il 2023. Per de Cos, la situazione di incertezza non impegna la BCE ad alzare ancora i tassi, ma non implica nemmeno che il percorso di incrementi sia terminato. Infine, l’esponente dell’Eurotower ha sottolineato che una persistenza delle turbolenze finanziarie potrebbe far materializzare un inasprimento delle condizioni del credito e un peggioramento della fiducia, con conseguenze negative su prezzi e attività economica.
- Francois Villeroy de Galhau, Presidente della Bank of France, ha detto che l’inflazione dell’Eurozona rischia di radicarsi oltre il 2%. L’esponente della BCE ha tuttavia ribadito le attese di un ritorno del dato al target del 2% entro fine 2024 o fine 2025, aggiungendo che l’istituto sta passando da uno “sprint” a una “corsa a lunga distanza”. I fattori chiave per Villeroy sono le letture dell’inflazione sottostante e l’efficacia di trasmissione della politica monetaria. In un intervento successivo, ha affermato che la BCE ha ancora un po’ di strada da fare nel rialzo dei tassi, anche se gran parte del lavoro è stato fatto. Il problema principale per Villeroy è ora relativo a quanto mantenere elevato il costo del denaro. L’esponente dell’Eurotower ha anche dichiarato che la Banca centrale può interrompere la stretta monetaria nel momento in cui l’inflazione sottostante invertirà il trend.
- Luis de Guindos, Vicepresidente della BCE, ha detto che l’inflazione core dell’Eurozona si sta dimostrando “vischiosa” e l’istituto è meno ottimista in merito alla sua traiettoria.
- Robert Holzmann, Presidente della Banca centrale austriaca, ha ribadito che la BCE dovrebbe continuare ad alzare i tassi, con un aumento di 50 punti base a maggio che verrebbe giustificato solo dalle prospettive di inflazione. Per Holzmann, se non si agisce con sufficiente forza ora si rischia di dover adottare un approccio ancora più restrittivo in futuro.
- Secondo le indiscrezioni di Reuters, il board della BCE starebbe andando verso un aumento dei tassi da 25 punti base nel meeting di maggio. Tra i motivi che dovrebbero portare l’Eurotower ad una maggiore prudenza vi è il fatto che le turbolenze del settore finanziario e gli incrementi precedenti del costo del denaro devono ancora mostrare completamente i loro effetti. Inoltre, le fonti sentite dall’agenzia di stampa hanno detto che il picco dei tassi è in vista. Tutto sarà comunque subordinato ai dati sull’inflazione di aprile e all’indagine sui prestiti bancari della BCE. I rumors evidenziano anche che i rialzi dei tassi sono necessari perché l’inflazione resta troppo elevata e il dato core potrebbe aumentare per diversi mesi, con una pausa negli incrementi che costituirebbe un segnale sbagliato da inviare.
- Joachim Nagel, Presidente della Bundesbank, ha detto che l’inflazione core potrebbe iniziare a muoversi nella giusta direzione verso l’estate. L’inflazione Per Nagel la BCE ha ancora molta strada da fare ed è ancora presto per ipotizzare dei tagli ai tassi.
- Bostjan Vasle, Governatore della Banca centrale slovena, ha detto che la BCE dovrà continuare ad alzare i tassi. Per maggio, l’esponente dell’Eurotower ritiene possibile sia un incremento da 25 che da 50 punti base. Per Vasle, l’inflazione core potrebbe continuare a salire e il mercato del lavoro e dei salari “è il fattore più critico nella valutazione dell’inflazione”. Il componente del board dell’Eurotower ha inoltre affermato che l’incertezza resta alta e che la BCE dovrà monitorare se gli incrementi del costo del denaro riveleranno debolezze nell’economia.
- Pierre Wunsch, Presidente della Banca centrale belga, ha detto che la BCE dovrebbe fare di più nell’ambito del quantitative tightening e smettere i reinvestimenti di liquidità che arrivano dal debito in scadenza. Per Wunsch l’Eurotower deve continuare ad alzare i tassi, con le attese del mercato di aumenti per altri 75 punti base che appaiono ragionevoli, al contrario di quelle che vedono tagli al costo del denaro. Per il meeting di maggio, l’esponente del board della BCE si aspetta un incremento di 25 o 50 punti base, sempre a seconda dei dati sull’inflazione core e dell’indagine trimestrale sui prestiti della BCE. Infine, Wunsch ha affermato che c’è il rischio che l’inflazione core si mantenga oltre il 3% per un periodo più lungo delle attese.
- Christine Lagarde, Presidente della BCE, ha detto che l’inflazione dell’Eurozona continuerà a scendere, anche se le pressioni di fondo sui prezzi rimarranno alte per diverso tempo. Il motivo sarebbe da attribuire alla crescita salariale storicamente elevata.
News di politica monetaria: Fed
- Il Presidente della Fed di New York, John Williams, ha detto che le turbolenze del sistema finanziario non sono una conseguenza della politica monetaria restrittiva della Fed. Williams ha affermato che le problematiche della SVB e della Signature Bank sono state di natura unica, senza quindi riflettere tendenze più ampie del sistema. L’esponente del board della Fed ha dichiarato che non vi sono ancora segnali di inasprimento delle condizioni di credito e non si sa quanto sarà grande questo fenomeno se si dovesse verificare. Infine, è stato ribadito che l’inflazione USA dovrebbe scendere al 3,75% nel 2023 e al 2% entro il 2025, con la disoccupazione che salirà al 4%-4,5%. In un nuovo intervento, ha detto che è “un utile punto di partenza” l’ipotesi che la Federal Reserve alzi i tassi solo un’altra volta per 25 punti base, anche se il percorso sarà deciso dai dati.
- Austan Goolsbee, Presidente della Fed di Chicago, ha detto che la Federal Reserve dovrebbe prestare cautela per alzare i tassi viste le recenti tensioni bancarie. Questo perché la riduzione dei prestiti contribuirebbe a mitigare le pressioni inflazionistiche. Goolsbee ritiene che l’inflazione non è scesa a sufficienza e la crescita dei posti di lavoro “è stata notevole”, pertanto è ancora giustificata una stretta più aggressiva anche se le attenzioni sono da rivolgere allo stress finanziario, che va tenuto in conto. Venerdì, ha ribadito che una recessione negli USA è possibile per via delle ripercussioni dei rialzi dei tassi della Federal Reserve. In ogni caso, anche Goolsbee ha evidenziato che i dati economici che arriveranno prima del prossimo meeting di politica monetaria
- Neel Kashkari, Presidente della Fed di Minneapolis, ha evidenziato come i rialzi dei tassi e la contrazione dei prestiti dopo i fallimenti bancari potrebbero dare il via ad una recessione. Tuttavia, lasciare l’inflazione alta sarebbe ancora peggio per il mercato del lavoro. Kashkari si è detto poco ottimista in merito alle attese di una rapida flessione dell’indice dei prezzi al consumo.
- Mary Daly, Presidente della Fed di San Francisco, ha detto che la Banca centrale USA “ha ancora del lavoro da fare” sui rialzi dei tassi di interesse e vi sono quindi “delle buone ragioni per pensare che la politica debba essere più restrittiva per far scendere l'inflazione”. Tuttavia, Daly ritiene che vi siano delle ragioni per cui l’economia possa continuare a rallentare anche senza aggiustamenti di politica monetaria.
- Raphael Bostic, Presidente della Fed di Atlanta, ha detto di attendersi un altro rialzo dei tassi da 25 punti base, che permetterebbe alla Federal Reserve di chiudere il percorso di aumenti del costo del denaro e di far tornare l’inflazione verso il target del 2%. Per Bostic, i precedenti incrementi stanno iniziando solo ora a far sentire i loro effetti nell’economia, elemento che sarebbe quindi favorevole ad una pausa dopo il prossimo ritocco. Infine, l’esponente dell’istituto centrale statunitense ha evidenziato che la lotta all’indice dei prezzi al consumo potrà essere vinta senza recessione e aumento della disoccupazione.
- Christopher Waller, esponente del board della Fed, ha detto che sono necessari altri rialzi dei tassi per riportare l’inflazione sotto controllo, in un contesto in cui le turbolenze sul comparto bancario non hanno portato ad un inasprimento significativo delle condizioni di credito. Per Waller, la prossima mossa sarà comunque subordinata a quest’ultimo elemento, ai dati sull’indice dei prezzi al consumo e all’economia reale. Il componente del board della Federal Reserve ha comunque evidenziato che “significativi inasprimenti delle condizioni di credito” diminuirebbero la necessità di ritocchi al rialzo del costo del denaro, dicendosi aperto a cambiare idea sugli aumenti nel caso in cui le condizioni di prestito si deteriorassero più del previsto e se la traiettoria dell’economia cambiasse in modo sostanziale.
- Dai verbali dell’ultima riunione della Fed è emerso come diversi esponenti dell’istituto abbiano preso in considerazione l’ipotesi di mettere in pausa il percorso di aumenti dei tassi, almeno fino a quando non fosse stato chiaro l’impatto del fallimento di SVB e Signature Bank. Per il board inoltre, questi fallimenti potrebbero innescare una lieve recessione da fine 2023, con un recupero atteso tra il 2024 e il 2025. Alla fine tuttavia, è stato stabilito che la priorità dovesse rimanere la lotta all’inflazione, considerando anche l’efficacia delle azioni intraprese al fine di tamponare gli effetti della crisi. Alcuni funzionari avrebbero optato per un rialzo da 50 punti base in assenza di crisi bancarie. Per quanto riguarda l’indice dei prezzi al consumo, è stato stabilito che vi siano pochi segnali in merito ad una riduzione delle pressioni inflazionistiche ad un ritmo sufficiente per raggiungere il target del 2%.
Altre news finanziarie ed economiche
- Il Fondo Monetario Internazionale ha tagliato le stime sul PIL globale al 2,8% per il 2023 e al 3% nel 2024, uno 0,1% in meno rispetto alle precedenti stime. La causa sarebbe attribuibile all’aumento dei tassi, mentre se si dovesse verificare un ritorno delle turbolenze nel sistema finanziario ci si potrebbe avvicinare ad una recessione. Per gli USA, le prospettive sono migliorate dal +1,4% al +1,6%. Il FMI ha alzato le stime sull’inflazione core nel 2023 dal 4,5% al 5,1%. In un’intervista a Reuters, Pierre-Olivier Gourinchas, Capoeconomista dell’istituto, ha detto che la politica monetaria dovrà continuare a concentrarsi sulla lotta all’inflazione, con i rischi per la stabilità finanziaria che sembrano molto contenuti. Su questo quadro, il report mette in luce due scenari. In quello “plausibile”, le tensioni sulle banche più vulnerabili creano una situazione di inasprimento generale delle condizioni di finanziamento, con una perdita di PIL globale dello 0,3% nel 2023. Nell’ipotesi negativa viene considerata una forte riduzione dei prestiti negli USA e in altre economie avanzate, una flessione decisa della spesa delle famiglie e una fase di risk off dai fondi di investimento. Il peso sul PIL globale di questo scenario sarebbe dell’1,8%.
- A marzo, l’inflazione USA è rallentata più delle previsioni attestandosi al 5% a/a, contro il 6% di febbraio e il 5,2% atteso dagli analisti censiti da Refinitiv. La misurazione core, che non tiene conto delle componenti più volatili, è invece risultata in linea con le aspettative al 5,6% e in leggero aumento rispetto al 5,5% del mese precedente. A livello di singoli componenti, su base mensile i prezzi dell’energia sono scesi del 3,5%, mentre quelli degli alimenti sono rimasti invariati. I prezzi dei veicoli usati sono scesi dello 0,9%. In merito alla rilevazione core si mantengono elevati i costi degli alloggi, saliti dello 0,6% su base mensile e dell’8,2% a/a.
- Nel suo report mensile, l’OPEC ha detto che vi sono dei rischi al ribasso per la domanda di petrolio in estate. La ripresa stagionale della richiesta statunitense potrebbe essere messa in difficoltà dall’aumento dei tassi, con la riapertura cinese non ha ancora frenato la flessione dell’apporto di greggio alla raffinazione. Il Cartello ha comunque mantenuto invariate le sue previsioni di crescita della domanda globale per il 2023 segnalando un aumento di 2,32 milioni di barili al giorno. Per quanto riguarda l’output di marzo, questo è sceso di 86mila barili al giorno a 28,80 milioni di barili al giorno. Dai dati viene anche evidenziato come i tagli alla produzione potrebbero portare nel 4° trimestre del 2023 ad un undersupply di 2 milioni di barili al giorno.
- L’International Energy Agency ha evidenziato che il deficit del mercato petrolifero sarà molto pià ampio del previsto per via degli ultimi tagli all’output decisi dall’OPEC+. L’Agenzia ha sottolineato che il gap tra domanda e offerta raggiungerà i 2 milioni di barili al giorno per il 3° trimestre 2023, con la conseguenza di prezzi più alti del greggio e maggiore inflazione.