Lo scorso mese, l’oro ha raggiunto i massimi storici, avvicinandosi ai 2.500 dollari l’oncia. Dopo il recente top, le quotazioni hanno iniziato una fase di consolidamento, in un contesto in cui la PBOC ha rallentato gli acquisti. BCA Research evidenzia che nel breve periodo ci potrebbe essere una correzione, ma le pressioni al ribasso saranno limitate dalla natura strategica degli acquisti da parte delle Banche centrali dei Paesi emergenti. Oltre a ciò i tassi reali diventeranno un elemento a favore e, in generale, nel medio-lungo il movimento ascendente dovrebbe proseguire.
Dal tardo 2022 si è notata una rottura relazione con i tassi reali: storicamente si trattava di una correlazione inversa.
Gli analisti ritengono che la causa della fine di questo fenomeno risieda negli acquisti da parte degli istituti centrali emergenti. In particolare, gli acquisti netti delle Banche centrali negli ultimi 2 anni hanno contato per circa ¼ del totale degli ultimi 15 anni. In particolare, la People’s Bank of China ha contato per il 5% del totale della domanda di oro globale dal 2023.
Fonte: ricerca BCA Research
La domanda della PBOC sembra ora ferma, elemento che mette in luce che gli acquisti sono sensibili ai prezzi troppo elevati. BCA non pensa che questa sia la fine della richiesta cinese, in quanto rappresenta un cambiamento strutturale e pluriennale della domanda. I motivi che spingono a comprare rimangono intatti: il desiderio di diversificare le riserve dalle valute dei Paesi sviluppati e le tensioni geopolitiche.
Fonte: ricerca BCA Research
Al momento, la PBOC detiene circa il 4,6% di oro rispetto alle riserve, se la sua quota salisse al 16% (media per le economie a medio reddito), dovrebbe comprare circa altre 5.700 tonnellate di metallo giallo. Se questo gap fosse colmato nei prossimi 5 anni, la Banca centrale rappresenterebbe un quarto del consumo globale. In questo quadro, anche altri istituti centrali dei Paesi emergenti stanno cercando di aumentare le riserve.
Fonte: ricerca BCA Research
Un altro fattore positivo è quello relativo al taglio dei tassi della Fed. Tuttavia, storicamente non è sempre avvenuto che l’oro abbia registrato un rialzo. Nei cicli di taglio del 2007 e del 2019 le quotazioni hanno registrato un rialzo nei 3 mesi prima della decisione. Nei 3 cicli precedenti però i prezzi tendevano a rimanere invariati. In generale, i tassi di interesse alti aumentano il costo-opportunità di detenere oro, rendendo il metallo meno attraente.
Fonte: ricerca BCA Research
Attualmente i TIPS a 10 anni sono vicini ai livelli dell’inizio del ciclo di tagli del 2007, quando i prezzi dell’oro hanno registrato un rally nei tre anni successivi alla prima riduzione. Potrebbe quindi arrivare un supporto dal prossimo ciclo di allentamento. Da segnalare che le disponibilità di ETF sull’oro hanno mantenuto una relazione inversa con i tassi reali negli ultimi 26 mesi: un calo del costo del denaro potrebbe quindi stimolare una domanda maggiore di ETF sul metallo. A questo fattore si dovrebbe però dare un’importanza limitata, in quanto la domanda netta di ETF rappresenta una piccola quota della richiesta globale.
Un altro supporto alle quotazioni arriverà dalla potenziale recessione USA, che renderebbe attraente detenere oro. Storicamente infatti, i prezzi hanno generato ritorni positivi, sovraperformando i peer e le altre commodity. Questo avviene perché è meno esposto al settore industriale.
Fonte: ricerca BCA Research