USA: cosa attendersi dall'economia nel 2025 e 2026?

Quali saranno i temi da monitorare nel corso del 2025? Un aiuto potrebbe arrivare dagli outlook delle banche d’affari, che come ogni fine anno pubblicano le loro previsioni. Oggi guardiamo a quello di Morgan Stanley per la prima economia al mondo: gli Stati Uniti.

Fonte: ricerca Morgan Stanley

Il primo tema da monitorare è il rallentamento dei consumi previsto per il 2025 e il 2026. Le cause di questo fenomeno potrebbero risiedere nel raffreddamento del mercato del lavoro, dai dazi e dal calo dell’immigrazione. Nel 2026 la flessione dovrebbe essere più marcata per via degli effetti delle tariffe sull’attività economica, che faranno aumentare i prezzi. Le stime sono per consumi reali in contrazione dal 2,6% del 2024 al 2% del 2025 e all’1,3% nel 2026.

Per quanto concerne il mercato del lavoro, l’anno prossimo la crescita delle buste è vista in discesa a una media di poco più di 100mila unità, con un tasso di disoccupazione al 4,1%. Una delle cause è identificata nelle politiche di immigrazione che la nuova Amministrazione potrebbe adottare, le quali avrebbero la possibilità di limitare la crescita della forza lavoro e l’offerta di manodopera.

La domanda continua a rallentare, insieme alla crescita dei salari. Tuttavia, l’offerta limitata provoca una flessione della disoccupazione. Le tariffe dovrebbero poi portare gli aumenti salariali a quasi zero nel 2026. Le stime per quell’anno sono del 4,5%.

Lato inflazione, il PCE core è stimato al 2,5% nel 2025 e al 2,4% nel 2026. Ancora una volta, dazi e bassa immigrazione sono ritenuti i principali fattori che rallenteranno i progressi verso il target. Le pressioni sui prezzi rimarranno appiccicose fino al 2° semestre 2026.

Sul fronte degli investimenti, è prevista un’accelerazione significativa nell’AI. Sugli altri temi però, la crescita rimarrà tiepida. Il dato è atteso in crescita dal 4% del 2024 al 3,9% del 2025 e al 3,2% del 2026.

Gli investimenti residenziali dovrebbero continuare a crescere lentamente fino al 2026: dal 2% del 2024 al 3% del 2025 e 2026.

E sul fronte della politica monetaria? MS vede tagli di 25 punti base per ogni meeting fino a maggio 2025, con un costo del denaro che arriverebbe al 3,625%. I tassi dovrebbero arrivare al 2,375% entro fine 2026, mentre la fine del quantitative tightening è vista a marzo 2025.

La crescita dovrebbe rallentare all’1,9% nel 2025 e all’1,3% nel 2026.

3 scenari alternativi


Fonte: ricerca Morgan Stanley

Gli analisti considerano poi 3 scenari alternativi:

  1. Il primo prevede un hard landing degli USA causato da un freno della politica monetaria più ampio del previsto. Questo dovrebbe provocare una recessione nel primo trimestre 2025 e un conseguente taglio dei tassi all’1% entro il 2° trimestre. L’inflazione è vista elevata a causa dei dazi e dell’immigrazione: ciò dovrebbe portare ad un freno alla crescita visibile per tutto l’anno. Nel 2026 la crescita economica dovrebbe riprendersi. In questo quadro il PIL è stimato in crescita del 2,1% nel 2024, del -0,3% nel 2025 e dell’1,8% nel 2026.
  2. Il secondo scenario prevede una riaccelerazione dell’economia statunitense, mentre la Fed taglia i tassi nel primo semestre del 2025. La crescita della produttività più alta del previsto nel 2025 e nel 2026 sostiene la crescita. Ciò porterebbe ad un inizio di aumenti del costo del denaro nel 4° trimestre 2025. Dazi e rallentamento dell’immigrazione contribuiscono a rallentare l’inflazione pesando sull’economia. Il PIL è atteso in aumento del 2,4% nel 2024, del 2,8% nel 2025 e del 2,3% nel 2026.
  3. Il terzo scenario prevede una ripresa della crescita della Cina grazie alle misure economiche implementate da Pechino. Il vento di coda per gli USA è relativamente basso. Il PIL è atteso in aumento del 2,4% nel 2024, adell’1,8% nel 2025 e dell’1,2% nel 2026.

Fonte: ricerca Morgan Stanley

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