Come Influiscono i bear market su S&P 500 e DAX: durata, performance e relazione con le recessioni

Dopo aver visto cosa succede tipicamente nei bull market, spostiamo il focus al fenomeno opposto: i mercati orso. Un bear market si identifica quando si verificano cali pari o superiori al 20% da un punto di massimo recente. 



Basandoci sui dati Refinitiv che partono dal 1928 per l’S&P 500 e dal 1988 per il DAX, abbiamo effettuato un’analisi sui bear market di questi due indici per osservarne la durata e le performance medie. Per il principale listino azionario USA, i mercati orso durano mediamente 289 giorni e segnano una flessione media del -35,13%. In termini di durata i più lunghi sono stati quelli che vanno dal 1973 al 1974, con 636 giorni, e quello del 1980-1982, con 622 giorni. 

Questi hanno segnato rispettivamente un -48,41% e del -27,11%. Il peggiore in termini di variazione è stato quello del periodo novembre 1931-giugno 1932, con un -61,81%. Una nota: come regola abbiamo separato tutti quei bear market dal 1930 al 1932, in quanto si sono verificati diversi, seppur brevi, mercati toro. 



Per il DAX invece, la durata media di un bear market sono 195 giorni, mentre la performance media è del -33,17%. Il mercato orso più lungo (e anche il peggiore) per il listino teutonico è stato quello del 2000-2001, con ben 563 giorni e un -53,04%.

Bear market e recessioni: c’è una relazione?



Una domanda che viene spontaneo porsi è: un bear market coincide con una recessione? Per capirlo, abbiamo confrontato i dati sull’S&P 500 e sulle recessioni identificate dal National Bureau of Economic Research, con risultati interessanti. 

Dei 26 mercati orso identificati dal 1929, 15 sono avvenuti in contesti recessivi e 11 no (57,69% e 42,31%, rispettivamente). Generalmente, si può dunque affermare che spesso i peggiori ribassi arrivano durante le recessioni. In questi casi, la durata media è di 388 giorni, negli altri casi di 276 giorni

L’assenza di recessioni in 11 bear market può essere ricercata in un contesto economico tendenzialmente più solido, caratterizzato da politiche fiscali espansive, interventi accomodanti della Fed, un’assenza di crisi bancarie sistemiche e una tendenza all’adattamento generale delle società. 

Le motivazioni della flessione azionaria sono derivate da:

  • L’incertezza politica sul New Deal (1933-1935);
  • Tensioni geopolitiche e inizio della Seconda Guerra Mondiale (1939-1942);
  • Invasione della Corea del Sud da parte della Corea del Nord (1950);
  • Il Tronics Boom degli anni ’60;
  • Le varie crisi finanziarie internazionali (ad esempio quella asiatica e quella sul debito russo) del 1997-1998;
  • Il collasso del Long-Term Capital Management del 1998.

Condividi su

Informazioni sull'autore

Ti è piaciuto l'articolo ?

Non perderti neanche un contenuto, iscriviti subito alla newsletter gratuita di FreeFinance!

ISCRIVITI SUBITO