Cosa succederebbe se i prezzi del petrolio arrivassero alla soglia dei 100 dollari al barile? A questa domanda ha cercato di rispondere una recente ricerca di TS Lombard, in cui viene evidenziato che le tensioni in Medio Oriente dovrebbe comunque avere delle implicazioni di mercato limitate.
Ci sono principalmente due elementi che vanno contro questa ipotesi:
- Il primo riguarda il fatto che uno stop alla produzione del petrolio con gli attacchi aerei non è possibile, in quanto servirebbe un’invasione di terra dell’Iran.
- Se non si verificasse un’invasione dell’Iran, nessuno cercherebbe di bloccare lo stretto di Hormuz.
Ma, se ciò dovesse avvenire,
dal punto di vista dell’inflazione gli effetti di primo ciclo sarebbero limitati, ma sarebbero più rapidi nella spesa dei consumatori compromettendo la crescita (specie in Europa, rispetto agli Stati Uniti).
Fonte: ricerca TS LombardGli effetti di secondo round si vedrebbero maggiormente anche negli USA, in quanto i consumatori europei saranno meno capaci di accettare il passaggio dei costi. Alcune parti dei consumatori statunitensi hanno finito la riserva di liquidità, quindi un incremento dell’energia sarebbe un fattore più inibitorio. BCE e BoE sarebbero attente nel tentare di spegnere questo tipo di inflazione, mentre la BoJ tende a guardare a questo tipo di shock sul petrolio in maniera più distratta. Anche la Fed non dovrebbe reagire ad un evento di questo tipo, che verrebbe catalogato come un problema dal lato dell’offerta a cui i policymaker sono meno propensi a far fronte.
TS Lombard è positiva per quanto riguarda i prezzi delle materie prime, visto che l’economia statunitense si sta rafforzando, il ciclo commerciale sta aiutando l’Europa e la Cina dovrebbe crescere sostenendo le commodity.
Entrando nel dettaglio, cosa avverrebbe all’inflazione statunitense? Gli esperti stimano che un aumento del 20% dei prezzi del petrolio sarebbe coerente ad una componente energetica del CPI al 5% (2,1% a marzo). L’inflazione headline crescerebbe di 0,3 punti percentuali. Effetti di secondo round su altre componenti del dato non dovrebbero essere così rilevanti come avvenuto nel corso della pandemia.
In Europa, in circostanze normali un balzo del petrolio del 10% aggiunge 0,1 punti percentuali all’inflazione headline. In ogni caso l’incremento dei prezzi delle materie prime, aggravato dalla debolezza dell’EUR/USD, contribuirà ad aumentare l’inflazione nei prossimi mesi.
In generale comunque, la reazione dovrebbe essere limitata, anche se una maggiore attenzione sarà da porre agli USA, che presentano livelli di inflazione critici e con poco margine di errore.
Fonte: ricerca TS Lombard