USA: Cos’è il Producer Price Index e cosa misura

Oltre al CPI, per monitorare l’andamento dei prezzi negli Stati Uniti si guarda anche all’indice dei prezzi alla produzione. Questo dato viene utilizzato per misurare la variazione media nel tempo dei prezzi di vendita ricevuti dai produttori domestici per il loro output. Questo significa evidenziare come cambiano i prezzi alla “fonte”.

Fino al 1978 questo indicatore veniva chiamato Wholesale Price Index e viene calcolato dal Bureau of Labor Statistics sin dai primi anni del ‘900. Anche se il vecchio nome fa pensare ai prezzi all’ingrosso non è proprio così, in quanto vengono considerati i prezzi ricevuti dai produttori stessi per le vendite e non il prezzo di rivendita all’ingrosso.

La costruzione dell’indice

Il PPI non è un indice singolo, ma l’unione di circa 500 sotto-indici che misurano i prezzi a diversi livelli per dettaglio, organizzati per industria, prodotto/materia prima e per domanda finale o intermedia. Ci sono anche 4.600 indici di prezzo per gruppi di prodotto e oltre 600 aggregati per misure macro di inflazione.

La composizione particolarmente complessa del PPI lo rende una misura dettagliata che permette di seguire le tendenze di prezzo per specifiche industrie o prodotti e fornisce misure utili a valutare l’inflazione nell’economia.

La raccolta dei dati

La raccolta dei dati viene fatta mensilmente dal BLS, rilevando oltre 100mila prezzi da 25mila stabilimenti produttivi selezionati con campionamento statistico.

Vengono raccolti i prezzi di transazioni reali, spesso per via telematica il martedì della settimana che contiene il 13° giorno. È da segnalare che i prezzi sono al netto di sconti e di eventuali imposte sulla vendita e al lordo dei sussidi.

I prodotti di cui tenere traccia sono concordati con l’azienda, tramite un processo di disaggregazione probabilistica. Questo permette di selezionare articoli rappresentativi del mix di vendita della società.

I dati raccolti confluiscono poi nel calcolo degli indici secondo una formula Laspeyres modificata, con pesi fissi al periodo base, aggiornati ogni 5 anni attingendo ai dati dei censimenti economici del Census Bureau.

È da segnalare che ogni indice PPI pubblicato inizialmente è soggetto a revisioni nei tre mesi successivi, man mano che affluiscono dati più completi, e diventa definitivo dopo circa 4 mesi dal primo rilascio.

La struttura dell’indice

L’aggregazione del PPI avviene lungo la filiera produttiva secondo il sistema Final Demand–Intermediate Demand. Questo approccio è in atto dal 2014 e ha sostituito la metodologia precedente del Stage of Processing, ampliando al contempo la copertura per includere meglio i servizi, gli acquisti governativi, l’export e le costruzioni.

I PPI aggregati sono suddivisi in due grandi blocchi:

  • Domanda finale: misura le variazioni dei prezzi di beni, servizi e costruzioni vendute ai destinatari finali dell’economia. Qui rientrano le transazioni verso il consumo personale, investimento di capitali, acquisti del Governo ed export.

A sua volta, il BLS pubblica altri sotto-indici:

    • Beni finali: misura i prezzi dei prodotti fisici venduti per gli usi finali. Ad esempio un computer venduto per investimento aziendale;
    • Servizi finali del commercio: indicano i margini di grossisti e dettaglianti per la vendita di beni al consumo senza ulteriore trasformazione;
    • Servizi di trasporto e magazzinaggio: misura i prezzi di servizi di trasporto dei passeggeri, trasporto merci e logistica venduti ai clienti finali. Un esempio può essere il costo del trasporto aereo;
    • Altri servizi finali: qui rientrano tutti quei servizi venduti direttamente a consumatori o governo. Un caso tipico può essere indicato nei servizi sanitari destinati agli utilizzatori finali;
    • Costruzioni finali: misura i prezzi per i progetti di costruzione venduti ai clienti;
  • Domanda intermedia: segna le variazioni di beni, servizi e costruzioni venduti come input intermedi nel processo produttivo di altre aziende. Indica i prezzi a monte della filiera, prima che beni e servizi raggiungano il consumatore finale e si suddivide in due categorie.
    • Per tipo di commodity: si organizzano gli input intermedi in base alla natura del prodotto, come beni non lavorati per la domanda intermedia, beni lavorati per la domanda intermedia, servizi di commercio intermedio, servizi di trasporto e magazzino intermedio, altri servizi intermedi e costruzioni per uso intermedio. Il petrolio venduto ad una raffineria rientra nella prima categoria, le componenti auto vendute ad un costruttore nella seconda, i servizi all’ingrosso per rifornire un’azienda nella terza e così via.
    • Per stadio di produzione: a seconda di quanto a valle il settore si trovi, viene assegnato un numero che va da 1 a 4, dove 4 sono le industrie che producono beni/servizi direttamente per domanda finale e l’1 riguarda quelle aziende molto a monte che forniscono principalmente input ad altri settori. Si calcolano indici di prezzo per i fattori di input netti consumati in ciascuno dei 4 stadi. In questo modo si può monitorare la trasmissione dei rincari lungo tutta la filiera.

Il dato core

Quando si parla di PPI, viene spesso menzionata la sua misura core. Questa misura è ottenuta escludendo dal computo i prodotti alimentari, l’energia e i servizi di commercio. Il risultato è un indice più stabile, in quanto non presenta le distorsioni dei prezzi più volatili.

Vantaggi e limiti

Come tutti gli indicatori economici, anche l’indice dei prezzi alla produzione presenta diversi vantaggi.

  • Segnale precoce di inflazione: in quanto coglie le variazioni di prezzo a monte della filiera. Per fare un esempio, un aumento dei prezzi delle materie prime spesso anticipa aumenti di inflazione per i consumatori nei mesi seguenti.
  • Ampia copertura: l’indice copre gran parte dei settori produttivi.
  • Rapidità di pubblicazione.
  • Minore influenza dei cambiamenti di consumo.

Non mancano i limiti.

  • Per sua natura il PPI non rappresenta l’inflazione vissuta dai consumatori: un forte aumento non significa automaticamente che il cittadino medio pagherà di più, in quanto possono intervenire numerosi fattori.
  • Oltre a questo, i servizi vengono coperti in modo parziale (circa il 69% dei servizi finali è incluso). Ciò indica che il PPI è orientato verso la produzione di beni, quando l’economia USA è fatta al 70% circa da servizi.
  • L’indice poi ignora le variazioni di prezzo all’importazione e non incorpora quindi le forza inflazionistiche o deflazionistiche esterne.
  • La misurazione inoltre è volatile e spesso è necessario isolarne le componenti core o guardare a medie su più mesi per capirne il trend.
  • Il PPI ha meno importanza per il target di inflazione della Banca centrale.

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