USA: il mercato del lavoro farà riprendere il ciclo di tagli
09 settembre 2025
Da maggio, il mercato del lavoro USA ha aggiunto 27mila posti di lavoro, ben al di sotto rispetto alle 127mila del periodo gennaio-aprile.
I dati del Bureau of Labor Statistics segnalano anche un rallentamento del tasso di assunzione. A livello settoriale, solo 6 dei 15 aggregati industriali hanno registrato una crescita occupazionale.

Gli analisti di Morgan Stanley evidenziano che questa situazione, in condizioni normali, porterebbe ad un deterioramento di altri indicatori del mercato del lavoro, indicandone un aumento della stagnazione.
Questo si vedrebbe anche dall’aumento delle richieste di sussidi di disoccupazione, dalla riduzione delle ore lavorate e dalla crescita del tasso di disoccupazione.
L’attuale quadro è però caratterizzato da un brusco rallentamento dell’offerta di lavoro per via dei severi controlli sull’immigrazione.
Per questo motivo la disoccupazione è sostanzialmente stabile e i sussidi sono rimasti bassi. Dalle rilevazioni si evidenzia come l’offerta di manodopera è rallentata in modo simile alla domanda.
I licenziamenti non mancano: in 4 mesi i settori che producono beni hanno perso 67mila posti di lavoro, probabilmente a causa dei dazi e dell’incertezza della politica commerciale. A questi si aggiunge la perdita di posti di lavoro del comparto governativo, con le misure del DOGE che hanno provocato -60mila posti da aprile.
Ma cosa implicano questi dati per la Fed? L’ultimo rapporto sul mercato del lavoro ha portato chiarezza, con la Banca centrale che potrebbe ritenere sufficienti le prove di un raffreddamento dell’occupazione. Il board potrebbe quindi mettere in secondo piano l’inflazione per concentrarsi maggiormente sul sostegno del mercato del lavoro.
La Banca centrale potrebbe prendere in considerazione tagli da 50 punti base, anche se probabilmente opterà per una mossa ridotta a 25 punti. Oltre a questo, è possibile che la scelta di ridurre il costo del denaro venga fatta ad ognuna delle riunioni rimanenti nel 2025.
Alla fine, il rallentamento ciclico e strutturale di attività e crescita potenziale causato dalle politiche commerciali e di immigrazione giustificheranno un ciclo di tagli più profondo di quanto previsto.
Fonte: ricerca Morgan Stanley
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