In una ricerca di Goldman Sachs, viene evidenziato come possa essere iniziata una fase positiva per il rame. A supporto di questa tesi ci sano 4 elementi, vediamoli.
Fonte: ricerca Goldman Sachs
Il primo fattore che potrebbe sostenere le quotazioni è relativo alla svolta nel ciclo industriale. In particolare, il PMI manifatturiero globale è in espansione per la prima volta da settembre 2022. La tendenza è attesa in continuazione grazie a una crescita globale resistente e all’inizio dell’allentamento monetario. Gli esperti notano che in precedenza, i minimi dei cicli manifatturieri mondiali hanno portato ad un sostenuto incremento dei metalli: rame e alluminio in un anno sono cresciuti del 25% e 9% in media. A fine trimestre, GS ritiene che si inizieranno a manifestare inflessioni sostenute dal deficit, specie per i metalli con vincoli di fornitura. Lo shock di offerta delle miniere per il rame e i vincoli cinesi per l’alluminio mettono questi materiali in un percorso di equilibrio più stretto rispetto al 2023. Si devono poi considerare i livelli di scorte visibili ai minimi pluriennali, elemento che pone poche riserve nel sistema per limitare una maggiore competizione per le unità.
Il secondo elemento a sostegno dei prezzi è la
politica green della Cina. Per GS l’enfasi di Pechino sulla
crescita rapida dell’economia verde come contropartita al settore immobiliare continuerà ad agire come supporto della domanda di metalli green. Da inizio anno, la domanda apparente di alluminio e rame è cresciuta rispettivamente del 17% e del 12%. I feedback immediati post-CNY hanno mostrato un grande flusso di ordini da rinnovabili, che hanno più che compensato la tendenza più debole dell’immobiliare: tanto più questo comparto si indebolirà, tanto più sarà aggressivo il sostegno al green e alle relative materie prime. Le previsioni di Goldman Sachs indicano che
la crescita di richiesta per il rame cinese nel 2024 potrebbe essere vicina al 6%.
Fonte: ricerca Goldman Sachs
Il terzo fattore riguarda lo stimolo dei prezzi europei, che nel 2023 ha compresso la domanda di metalli. Questa flessione potrebbe essere arrivata al termine guardando ai PMI manifatturieri e la produzione industriale.
Il quarto elemento è l’avanzamento dello shock all’offerta di rame, con il deficit spinto anche da una domanda più resistente e scorte limitate. Da segnalare che il picco di offerta delle miniere è atteso nel 2025, elemento che implica che la distruzione della domanda dovrà essere la soluzione persistente alla scarsità. Perché ciò avvenga, sono necessari prezzi molto più alti rispetto agli attuali. Il rame potrebbe arrivare a 15mila dollari a tonnellata nel 2025, con i 10mila dollari raggiunti a fine anno e i 12mila nel 1° trimestre 2025.
Fonte: ricerca Goldman Sachs