Uno dei multipli più importanti quando si analizza una società è il P/E. Per ottenerlo basta dividere il prezzo dell’azione presa in esame con i suoi EPS passati o futuri (solitamente si guardano alle attese degli analisti a 12 mesi, in questo caso si parla di P/E forward).
P/E= Prezzo azioni/EPS passati o futuri
La differenza tra trailing e forward
Vediamo ora in modi un po’ più approfondito la differenza tra i due principali tipi di P/E: trailing e forward
- Il P/E trailing prende come riferimento gli EPS degli ultimi 12 mesi (prende il nome di TTM, Trailing Twelve Months) ed è considerata la metrica più affidabile in quanto prende come riferimento dati reali. Si deve comunque ricordare che le performance aziendali passate non rappresentano un’indicazione affidabile per le performance aziendali future.
- Il P/E forward utilizza una stima degli EPS (tendenzialmente a 12 mesi) ed è utile per capire le prospettive di crescita, anche confrontandole con il ratio calcolato con gli utili passati. Il problema principale di questa metodologia riguarda l’accuratezza delle stime osservate, che possono essere quelle della società stessa o del consensus degli analisti.
Se si confrontano questi valori e il trailing è più alto del forward, significa che è atteso un aumento degli utili. Nel caso contrario è stimata una diminuzione degli EPS.
A cosa serve e possibili interpretazioni
Calcolare il P/E può aiutare a capire se un’azienda è sopra o sottovalutata in base ai vari ratio del passato, verso altre aziende del settore o un indice benchmark. Può anche essere utile confrontare questo dato con la media dei price/earnings di più lungo termine come quelli degli ultimi 10 o 20 anni.
Questo rapporto consente anche di capire l’importo che gli investitori sono disposti a pagare per ricevere 1 dollaro (o euro) di utili. Se per esempio una società ha un P/E pari a 3x, significa che per ogni dollaro di utile prodotto gli investitori pagano 3 dollari. Inoltre, un P/E elevato potrebbe segnalare che il prezzo di un titolo è troppo alto rispetto ai suoi utili ed essere sopravvalutato. Al contrario, un P/E basso può segnalare che il prezzo è troppo basso rispetto agli utili.
Oltre a questo, un P/E alto potrebbe indicare che il mercato si attende una maggiore crescita futura degli utili rispetto alle aziende con un P/E basso. Un ratio basso potrebbe invece indicare che una società è sottovalutata o che sta registrando utili più forti rispetto al trend passato.
Il P/E può anche essere negativo, quando la società analizzata è in perdita. Questo però non significa che si tratti di un investimento da non fare, si pensi ad esempio alle società che investono grandi quantità di denaro in tecnologie promettenti. Il P/E negativo dovrebbe preoccupare quando è sotto lo zero in maniera persistente.
Alcune criticità nell’utilizzo
Prima di addentrarci nelle caratteristiche negative del P/E, è bene ricordare che quando si analizza un titolo non si dovrebbe mai prendere come riferimento un singolo ratio. Inoltre, è sempre bene cercare di comprendere il motivo della diminuzione/aumento di tale rapporto. Se è vero che un P/E basso potrebbe indicare un affare (si paga meno per ogni dollaro di utile che si riceve), è altrettanto veritiero dire che un P/E basso potrebbe evidenziare un modello di business in declino. Quando si va al confronto con altre società, queste dovrebbero sempre essere dello stesso settore, perché le valutazioni cambiano in modo sostanziale a seconda del comparto considerato. Questo aiuta a capire se nel confronto dei peer un price/earnings è alto o meno. Un altro elemento da considerare è l’ammontare del debito: società con alto indebitamento possono avere un P/E più basso rispetto a quelle con pochi debiti. Se il business è promettente, quella più indebitata potra registrare utili più alti per via dei rischi presi.
L’inverso del P/E: l’earnings yield
Un rapporto meno conosciuto è l’earnings yield, che si calcola in maniera opposta al P/E, espresso però in percentuale. Questo valore evidenzia il rendimento degli investimenti ed è particolarmente utile per confrontare società con utili pari a 0 o negativi. Questa percentuale, per gli indici di Borsa, viene essere usata anche in alcune metodologie di calcolo del premio al rischio (tasso di remunerazione del rischio azionario rispetto ad investimenti tendenzialmente “risk free” come i bond governativi USA a 10 anni).