Debasement trade: cos’è e perché oggi è sotto i riflettori
06 ottobre 2025
Aumentano le preoccupazioni degli investitori in merito a diverse economie globali. Nelle ultime ore, lo yen è crollato a causa dell’elezione a Primo Ministro di Sanae Takaichi, favorevole agli stimoli economici, mentre l’euro è sotto pressione anche per via della nuova fase di incertezza politica in Francia, dopo le dimissioni del premier Sébastien Lecornu. Nel frattempo, lo shutdown USA sta indebolendo ulteriormente il dollaro.

Le pressioni su questi asset derivano fondamentalmente dalle preoccupazioni sul debito di Stati Uniti, Europa e Giappone, che rende più attraenti altre alternative come metalli preziosi e criptovalute, rafforzando il cosiddetto “debasement trade”.
Ma di cosa si tratta?
Storicamente, il termine debasement si riferisce alla pratica di ridurre il contenuto di metalli preziosi nelle monete, abbassandone il valore intrinseco senza cambiare quello nominale.
In passato, questa mossa permetteva di diluire la quantità di moneta in circolazione e finanziare opere pubbliche o spese belliche, senza aumentare le tasse ma scalutando la moneta esistente e provocando inflazione.
Oltre a questo debasement fisico, esisteva anche la svalutazione deliberata di una valuta rispetto le altre. Questo avveniva ad esempio diminuendo il peso in oro o argento necessario a definire un’unità monetaria.
Prima di proseguire però occorre fare una precisazione: debasement indica la perdita di valore intrinseco di una moneta, mentre devaluation evidenziala riduzione della valuta rispetto alle altre o nei confronti di beni.
Il passaggio alle valute fiat
Con l’abbandono delle monete metalliche e l’avvento delle valute fiat (non convertibili in un bene fisico come l’oro), il concetto di debasement si è evoluto.
Nel sistema aureo classico, la quantità di moneta in circolazione era limitata alle riserve di oro e argento. Questo poneva un freno naturale all’inflazione, anche se non proteggeva da svalutazioni deliberate. Si pensi ad esempio al 1933, quando gli Stati Uniti cambiarono la convertibilità del dollaro da 1/20 di oncia d’oro a 1/35 di oncia. Questo ha permesso al Paese di stampare il 60% circa di dollari in pià con le stesse riserve acque.
Con la fine del sistema Bretton Woods nel 1971 ci fu il vero spartiacque: in pochi anni tutte le principali valute internazionali divennero fiat, con le Banche centrali che hanno avuto la possibilità di espandere la base monetaria senza il vincolo di riserve metalliche.
Il sistema non è stato privo di problemi: già negli anni ’70 alcuni istituti centrali persero la credibilità nel controllo dell’inflazione, con i prezzi che iniziarono a salire in modo incontrollato.
Dagli anni ’80, molte Banche centrali iniziarono ad adottare target di inflazione bassi, per ancorare la fiducia nella valuta ed evitare le derive inflazionistiche.
In assenza di vincoli esterni, la qualità delle politiche monetarie e fiscali diventano l’unico argine al debasement: quando cede, gli investitori si rifugiano altrove.
Il debasement trade al giorno d’oggi
Oggi per debasement trade si intende una strategia di investimento volta a trarre vantaggi dalla discesa di una valuta fiat tramite l’acquisto di asset reali o con un’offerta scarsa. In poche parole, si scommette sull’erosione del potere di acquisto di una moneta, cercando protezione dall’eventuale diluizione attraverso l’investimento in asset considerati riserve di valore. Al centro ci sono metalli preziosi e, più di recente, le criptovalute come il bitcoin.
La logica sottostante a questo ragionamento è che beni come l’oro e Bitcoin hanno un’offerta limitata e non possono essere “stampati” a piacimento dai Governi. Pertanto, se la massa di moneta fiat cresce senza controllo, il prezzo di questi asset dovrebbe aumentare in termini nominali, preservando il valore reale di chi li detiene.
L’obiettivo è di preservare il potere di acquisto nel medio-lungo periodo.
Le condizioni più favorevoli a livello macroeconomico riguardano l’elevato debito pubblico e i deficit fiscali cronici, le politiche monetarie espansive e tassi reali negativi, le aspettative di aumento dell’inflazione o la perdita di fiducia nella stabilità dei prezzi, la sfiducia nella valuta e i rischi geopolitici sistemici, eccesso di liquidità globale e comportamenti di flight to safety di massa.
Queste condizioni spesso si verificano insieme, rafforzandosi a vicenda.
Debasement trade: a cosa fare attenzione
Gli esempi avvenuti in passato insegnano una lezione: il debasement trade va visto come una sorta di protezione parziale, non come un all-in. La diversificazione è fondamentale, specie se si considera che le Banche centrali possono ristabilire la fiducia e l’equilibrio.
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